Da diversi anni a questa parte, non ho mai smesso di lavorare. Questa è come immagino anche per te, la prima vera pausa forzata. Sin dal risveglio, il mio pensiero è rivolto alle mie creazioni, ma solo oggi ho realizzato qualcosa di importante e sconcertante allo stesso tempo.
Stavo prendendo il mio solito caffè e mi sono accorto di essere veramente preoccupato per una serie di cose. Non era affatto il solito caffè condito di entusiasmo, di una idea nuova per una sceneggiatura, non era a fianco a un ordine del giorno, a una telefonata o a uno storyboard per un progetto video. Sulla tazzina ho visto la scritta Lexotan, sulla zuccheriera Minias e al posto dei biscottini due bei pasticconi di lansoprazolo da 30 e ti assicuro che non sono un tipo ansioso.
Per la prima volta, mi ero accorto che questa situazione apocalittica aveva azzerato i miei pensieri o meglio li aveva appiattiti su una posizione ben definita “non posso farci niente, finché questa situazione non passa devo stare fermo, speriamo passi presto”. Totalmente in balia del fato.
Nella migliore delle ipotesi mi restava aspettare il videomessaggio alla nazione di Conte con la stessa frenesia con la quale aspettavo la gara di Luna Rossa nei mondiali di barca a vela. Ma non ha parlato di noi.
Mi mancava il set, la troupe, i sorrisi, le incazzature, le insicurezze degli attori, la chiamata del produttore, il mio lavoro, la mia vita quotidiana insomma. Senza contare i miei mancati guadagni.
Leggo sulla bacheca di un amico direttore della fotografia questo articolo:
https://www.monitor-radiotv.it/w/riaprono-i-set-in-danimarca-e-svezia/
Riassumo per conto dei miei occhi lucidi e vibranti:
– Persone a distanza di 4 metri
– Niente folle
– Turni di lavoro
– Casting online
– Pasti in porzioni singole
Mi sono detto: finalmente! Qualcosa si muove, qualcosa è possibile! Ma il mio entusiasmo è stato smorzato da una serie di obiezioni nostrane e da contestuali approfondimenti che sono andato a cercare in giro. Anche telefonando ad amici esperti del settore la situazione non era incoraggiante.
È emerso che:
In queste condizioni, qua è impossibile girare. Né i grandi produttori, né gli attori più conosciuti sarebbero disposti a correre il rischio di contagio e seguendo questi, tutta la filiera. Tra le obiezioni più comuni:
– Come fanno gli attori a recitare così distanti?
– Come fa a muoversi un carrello?
– Come si trucca un attore?
E gli ultimi scampoli di entusiasmo vengono spenti da lapidari comunicati sindacali dove si dice in chiare lettere che fino a che non ci sarà un vaccino o una cura per il COVID-19 i set devono restare fermi.
A questo punto, ho visto fuori dalla finestra e la scritta Lexotan campeggiava in cielo trascinata dalle Frecce Tricolore.
Ma prima di rientrare in quello stato catatonico da invertebrato mi sono ricordato di chi sono e cosa faccio nella vita: lo sceneggiatore, il regista e l’ideatore di contenuti video in generale con diversi anni di set alle spalle.
Quello che sto per dire potrebbe non piacere a chi resterà escluso da questo ragionamento ma è quanto di più concreto e risolutivo si possa proporre oggi per non far fallire un comparto (e i suoi derivati, penso ad esempio a chi necessita di uno spot pubblicitario, un videoclip o un fashion film) così importante come quello della produzione cinematografica e televisiva.
Si può tornare a lavorare a patto che azzeriamo in parte, per primi noi autori, il cinema come oggi lo conosciamo.
È chiaro che se per cinema prendiamo in considerazione solo i quarantenni che corrono e si baciano di Muccino o La Grande Bellezza di Sorrentino, concordo anche io che questo cinema non si può al momento fare.
Conosci un regista di nome David Fincher? Se non sai chi è ti basta sapere qualche titolo dei suoi film:
– Seven
– Fight Club
– Il curioso caso di Benjamin Button
– Zodiac
– Millennium, uomini che odiano le donne
– The social network
E credimi tanti altri film.
Diresti che fa un cinema palloso o invendibile? La risposta è certamente di no. Dunque, nella stragrande maggioranza dei suoi film, la sua regia è per il 90% fatta da camere fisse e panoramiche.
Potresti dirmi: “però, i suoi contenuti sono quanto di più dinamico e coinvolgente esiste, quindi non servono grandi movimenti di macchina”. E hai pienamente ragione.
Allora ti porto come esempio il film (non suo) dal titolo Circle, Trovi in fondo il trailer originale. Un film del 2015 di Netflix.
Bene, tutte le persone presenti sono impalate e ferme per tutto il film sulla loro posizione, per l’appunto in circolo, per tutta la durata del film. Il film ti assicuro è molto coinvolgente.
Praticamente cosa deduciamo già da questi due esempi per il problema del post covid?
Nel primo caso, possiamo girare a camera fissa quindi solo con l’operatore dopo che il direttore di fotografia ha posizionato le luci e fare piccoli movimenti di macchina, come una panoramica o uno zoom.
Nel secondo, possiamo scrivere una storia avvincente con i nostri attori distanziati a distanza di sicurezza.
Ma aggiungo: perché non sfruttare, vista sempre l’emergenza, le tecnica del cinema indipendente (capace in alcuni esempi di girare ottimi film anche risparmiando) e quindi le riprese con attrezzature leggere quali macchine fotografiche reflex digitali su supporti leggeri tipo slider o carrelli che l’operatore stesso può muovere da solo?
Senza considerare il parco attrezzature delle teste remotate ed affini gestite tutte da remoto.
E il trucco? Scriviamo delle storie dove il trucco è quello base in modo che un attore stesso possa farselo da solo seguito da un truccatore, se necessario.
Posso fare una riflessione? Abbiamo imparato durante questa emergenza a considerare degli eroi medici, farmacisti, infermieri, commessi, corrieri ecc.
Siamo davvero sicuri che i nostri attori desiderino restare a casa piuttosto che rispettare questi accorgimenti per tornare a recitare? Può darsi, ma forse manchiamo di rispetto a loro in primis nel pensarlo senza chiederglielo. Io come regista tornerei domani sul set senza timori e senza pensare di essere a rischio se attorno a me vengono prese delle misure di sicurezza sulla base di quanto ho consigliato.
Pensaci bene. La produzione cinematografica mondiale è ferma, pensa solo a quella statunitense. Questo vuol dire che i palinsesti per il prossimo anno saranno carenti di contenuti. C’è una opportunità unica (specie per i piccoli e medi imprenditori del settore ma anche per chi vuole investire nel cinema), quella di colmare una domanda che sarà ben superiore dell’offerta, con una buona prospettiva di guadagno e prosperità finanziaria.
E ripeto, con costi di produzione sicuramente inferiori.
Non coglierla perché preferiamo fissare il caffè sul divano mentre il nostro conto corrente e i nostri sacrifici di anni di duro lavoro vanno in fumo?
Ho voluto condividere con te questa intuizione nella speranza di esserti d’aiuto.
Ti lascio con una frase di un grande maestro invitandoti a condividere questo articolo se ti è piaciuto.
Come sempre puoi consultare il mio sito all’indirizzo www.massimofalsetta.com o contattarmi per ogni tua esigenza.
Il cinema è il “come”, non il “cosa”. A. Hitchcock